Il pregiudizio non riguarda solo singoli individui o gruppi, ma può impregnare
un’intera cultura e comportamenti nei confronti di altre culture.
Il pregiudizio, infatti, mina sottilmente i rapporti umani, talvolta in modo brusco.
Sono i nostri pregiudizi e ideali che ci privano della capacità e dell'energia necessarie per pensare, osservare e così scoprire da soli cosa si cela dietro la confusione, l'infelicità, il terrore e la violenza che esiste in noi, negli esseri umani e nel mondo.
Perché dopo milioni di anni di evoluzione l'uomo, cioè noi e il mondo intero, è diventato così violento, insensibile, distruttivo e asseconda un progresso tecnologico sempre più avanzato e devastante?
Tutti noi soffriamo.
C’è angoscia, incertezza, solitudine nell’essere umano; c’è insicurezza, gelosia,
avidità, invidia, dolore.
Prima o poi, comunque, è stato necessario calarci in noi stessi e capire chi
siamo. Le domande fanno sempre paura.
Di solito preferiamo evitare un confronto introspettivo e non assumerci la
responsabilità di ciò che siamo incolpando gli altri e gli eventi che ci accadono.
Ogni scelta fatta – o non fatta, ciò che ci accade o facciamo accadere,
contribuisce a formare chi siamo.
Ci piace pensare di avere il pieno controllo della nostra vita ma in realtà siamo
influenzati da ogni informazione filtrata nella mente, in gran parte proveniente
da esperienze che accadono fuori dal nostro controllo.
Molto spesso le nostre azioni sono guidate in modo automatico dalle emozioni.
Ma cosa sono le emozioni e cosa sono i pensieri?
Noi pensiamo in base alla nostra capacità, energia, esperienza e conoscenza
che abbiamo. Altri penseranno in modo diverso in base alla loro esperienza e
ai loro condizionamenti.
Sin dalla nasciata ci è stato insegnato ad essere qualcuno, che non siamo,
ad accettare o rifiutare gli altri. La maggior parte di noi è stata educata al
pregiudizio, a guardare gli altri con sospetto, a volte con odio, fino al punto
di uccidere.
Ovunque siamo, cerchiamo segnali di pericolo e vogliamo tenere tutti a
distanza. Tutto ciò che è diverso da noi ci spaventa.
Ma cos’è la diversità se non ricchezza?
Cos’è il dialogo se non crescita personale?
Ma cos’è la diversità se non ricchezza?
Cos’è il dialogo se non crescita personale?
Siamo in grado di auto-osservarci?
Chi siamo?
Tutto è nella nostra coscienza.
La coscienza umana è una, non c’è coscienza che sia vostra o mia.
Sotto qualunque cielo ci troviamo, che siamo dei miserabili o delle persone
agiate, che crediamo in un Dio o in qualcos’altro, scopriamo che il bisogno di
credere, di avere una fede, è comune all’umanità intera.
Nel momento in cui ci rendiamo conto che io e gli altri siamo la stessa cosa, che
siamo umanità abbiamo varcato il solco ristretto dell’individualismo, abbiamo
superato il cerchio soffocante in cui esistiamo come io e voi, noi e loro.
La nostra coscienza ha anche un aspetto più profondo, che contiene le nostre
paure. Da sempre l’essere umano ha vissuto in un profondo dolore; ha vissuto
con quello che lui chiama amore, e non è stato mai abbandonato dalla paura
della morte.
Ci è stato insegnato a pensare a noi stessi come individui separati da tutto il
resto. Anche le religioni ci hanno portato a pensare che abbiamo un’anima
separata da tutte le altre.
Non siamo individui, siamo umanità.
Ma è duro accettare che le cose stiano così, perché ci hanno insegnato a pensare
a noi stessi considerandoci degli individui separati da tutto il resto.
È questa la crisi in cui siamo coinvolti oggi.
Cos’è il pensiero?
Come funziona quest’attività della mente?
Tutti noi pensiamo, e il pensiero si esprime in parole, oppure in un gesto, in uno
sguardo, in un movimento del corpo. Le parole ci servono per comunicare, e
tutto il genere umano ha in comune il pensiero.
Il pensiero è responsabile di ogni genere di crudeltà: le brutalità della guerra, le
uccisioni, il terrore, il lancio di bombe, l’infelicità, l’odio ...
Il pensiero è anche l’artefice di meravigliose strutture, di poemi incantevoli, di
suoni estasianti; è l’artefice di tutto lo sviluppo tecnologico, dei computer, con
la loro straordinaria capacità di imparare e di superare la capacità di pensare
dell’uomo.
Ma che cosa significa pensare?
Pensare è una risposta, una reazione della memoria.
Senza memoria non saremmo in grado di pensare.
La memoria si imprime nel cervello come conoscenza, che è il risultato
dell’esperienza. È questo il modo in cui funziona il nostro cervello: prima c’è
l’esperienza.
L’esperienza dà conoscenza, quindi la conoscenza è immagazzinata nel cervello
dando origine alla memoria e dalla memoria proviene il pensiero.
In base a ciò che pensiamo, agiamo.
In base a ciò che pensiamo, siamo.
E dall’azione impariamo ulteriormente. Così il ciclo ricomincia.
Questa diventa conoscenza e ripetiamo lo stesso schema più e più volte.
È così che si muove il pensiero.
Il pensiero ha natura meccanica.
Il pensiero dice a sé stesso: “Sono libero di
funzionare”. Ma il pensiero non è mai libero, perché si basa sulla conoscenza e
la conoscenza è limitata perché fa parte del tempo.
Così la conoscenza è un movimento nel tempo.
Tempo, conoscenza, pensiero, azione costituiscono il ciclo nel quale viviamo.
Il pensiero è limitato; perciò qualsiasi azione compiuta dal pensiero deve essere
limitata. Ma ogni limitazione del pensiero crea inevitabilmente divisione e
conflitto.
L’essere umano è in conflitto con sé stesso. Tutti lo siamo.
L’essere umano è in conflitto con sé stesso. Tutti lo siamo.
La nostra vita, dalla nascita fino alla morte, non è altro che una serie di sforzi, di
conflitti; e i tentativi per uscire da questa situazione a loro volta generano altri
conflitti.
Così viviamo e moriamo in un conflitto senza fine e non ci chiediamo mai quale
sia la radice di tale conflitto.
Questa radice è il pensiero, perché il pensiero è limitato.
Ora, per favore, non dite: “Come faccio a smettere di pensare?”.
Non è questo il punto.
Il punto è osservare e capire la natura del pensiero.
Siamo liberi da paure, condizionamenti e pregiudizi?
Ma quali sono i nostri pensieri?
Perché abbiamo paura del diverso?
Siamo liberi da paure, condizionamenti e pregiudizi?
Sebbene non possiamo evitare tutte le cose che ci accadono, possiamo
cambiare, scegliere come osservarle e dargli un significato diverso.
I pregiudizi sono le catene forgiate dall’ignoranza per tenere separati gli uomini.
Possiamo iniziare a osservare noi stessi, accettarci come essere umani unici,
liberi e imperfetti.
estratto dal progetto "The Theatre of the Mind"
© Loredana Denicola 2016-2020
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