Quando si scattavano fotografie all'inizio del 1900, le persone ritratte non sorridevano. Uno dei motivi principali era dovuto a problemi tecnici, come ad esempio i tempi di esposizione lunghi per catturare le immagini e diventava impossibile sorridere per così tanto tempo.
Poi, nel 1975 un ricercatore della Kodak, Steven Sasson, scoprì un'invenzione rivoluzionaria: la prima macchina fotografica digitale, che aveva l'ambizione di andare oltre la pellicola, dando vita a una nuova macchina fotografica in grado di digitalizzare le immagini appena scattate.
La fotografia sta cambiando.
Ma cos'è la fotografia mobile?
La fotografia mobile è la fotografia creata e realizzata grazie a un telefono cellulare, uno smartphone o iphone che con l'avvento del digitale e della tecnologia ha sostituito i classici dispositivi fotografici (le macchine fotografiche), cambiando le regole e gli scenari del mercato.
Una fotografia scattata con un cellulare ha significati diversi.
Viene prima di tutto utilizzata per condividere, raccontare, testimoniare, esprimersi, alimentare un flusso di immagini per mettere in comunicazione gli individui nel mondo, creando monologhi collettivi e relazioni sociali.
Secondo alcune stime, nel 2014, con i cellulari, sono state scattate circa 880 miliardi di fotografie, di cui 350 milioni pubblicate su Facebook e 60 milioni su Instagram.
Oggi, ogni due minuti, vengono scattate più foto di quante l'umanità abbia prodotto nel corso del 1800. Il web parla per immagini e la rivoluzione digitale diventa condivisibilità, la diffusione di immagini diventa ripetitiva, automatica indirizzata ad amici e sconosciuti, cambiando radicalmente anche il modo di fare fotografia durante tutto il 1800.
Non c'è più bisogno di possedere una macchina fotografica per capire come funziona.
Non abbiamo bisogno di sapere come funziona l'esposizione poiché la fotocamera del cellulare fa tutto automaticamente.
Premiamo il pulsante e tutto è fatto! Niente di più semplice.
Oggi il motivo per cui scattiamo le fotografie è cambiato.
Non scattiamo le fotografie con l'intento di creare una fotografia significativa e di qualità. Oggi scattare fotografia significa comunicare.
La comunicazione è veloce.
Scattare una fotografia è un atto immediato.Ovunque si scattano fotografie.
Guardiamo alla scrittura. Scrivere è diventato complicato. La gente non legge più. Viviamo in un ambiente veloce con migliaia di immagini che ci travolgono ogni giorno.
Il cellulare è diventato un tutt'uno con il nostro corpo, un'estensione del braccio, a cui possiamo delegare il cervello, la memoria e lo sguardo, creando una incessante promozione compulsiva e istintiva della nostra esperienza quotidiana e della nostra dimensione individuale, nella sfera collettiva, definendoci attraverso le immagini che produciamo.
Ci concentriamo sul presente, dimentichiamo il passato, condividiamo attimi fugaci delle nostre vite, che poi scompaiono mentalmente e la fotografia scattata non registra più l'evento, ma ne diventa parte.
Esistiamo perché produciamo immagini.
La macchina fotografica diventa parte integrante di noi, un oggetto del desiderio che realizza i nostri desideri focalizzando l'attenzione sulla condivisione e trasmissione di dati visivi, crea una fusione con altre persone, una fusione tra sfera pubblica e privata e un'immediata gratificazione della necessità di esprimere il nostro punto di vista.
Oggetto di interesse siamo principalmente noi stessi.
Posiamo e pubblichiamo autoritratti - di ciò che mangiamo, ciò che indossiamo, ciò che vediamo, la nostra vita quotidiana sembra socialmente così perfetta!Ma è davvero così?
Non lo so ma di certo è il modo più veloce per stare bene con noi stessi, forse. Siamo costantemente alla ricerca di 'like'. 1 like ci rende più felici.
Perché i 'like' stanno diventando così importanti nella nostra vita e non le buone fotografie?
I 'like' sulle piattaforme dei social media come Facebook e Instagram aumentano la nostra credibilità.
Se a qualcuno piace una pagina su Facebook o un post su Twitter, è più probabile che i followers di quella persona vedano e siano interessati a ciò che la persona o il marchio dietro quella pagina ha da dire.
La fotografia oggi è tutta comunicazione sociale.
La vecchia nozione della fotografia come mezzo per "congelare" o documentare il 'momento presente' semplicemente non funziona più.
Certo, la fotografia ha sempre avuto a che fare con la comunicazione.
Ma fa un'enorme differenza se le tue foto sono usate in una mostra all'interno di un museo o in un libro fotografico.
Ecco perché ci sono alcune immagini che funzionano in questo ambiente e altre no.
Diamo un'occhiata agli utenti Instagram più popolari e alle foto che producono. Nessuno di loro era un fotografo prima di creare i propri profili, eppure scattano foto che piacciono a milioni di persone ogni giorno.
La fotografia è una lingua.
È qualcosa a cui tutti hanno accesso, ed è in continua evoluzione e ha significati, slang e parole d'ordine diversi a seconda delle persone, dei luoghi e dei contesti in cui viene utilizzata.
Se la vediamo in questo modo, lo strano selfie potrebbe anche essere solo il 'LOL' fotografico del nostro tempo — un'espressione di qualcosa che i media che usiamo e la cultura in cui viviamo incoraggiano.
Snapchat o Instagram sono diventati ottimi strumenti di comunicazione e creatività. E poi, il pulsante 'like' è onnipresente.
Ma cosa succederebbe se ci fosse un pulsante 'I don't like'? Non incoraggerebbe le persone a scattare immagini completamente diverse?
di Loredana Denicola
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