Notate alcuna differenza tra queste foto riguardo alla nudità ?
Io no, eppure molte foto di donne nude non vengono censurate su Facebook e Instagram, e invece i miei uomini si. Per l’ennesima volta sia Facebook che Instagram mi hanno mandato dei messaggi intimidatori dicendomi che le foto che ho postato sulla loro piattaforma sono nudità e pornografia e che devo attenermi alle loro regole pena la chiusura del mio account.
Come io posso promuovere il mio lavoro artistico?
Se faccio delle ricerche su Facebook e Instagram vedo che molte donne sono completamente nude e continuano ad essere presenti sugli account senza essere censurate. Allora perché censurano le "foto della Vergine Maria" e non la donna con le gambe aperte su un account Instagram di 60.000 follower? E da li mi chiedo. C’è qualcosa che non va.
Come mai le mie foto vengono continuamente giudicate e sono minacciata di pornografia quando poi ovunque, sia su Facebook che Instagram o Internet in generale, ci sono foto di donne nude, in posizioni ‘a pecorina’ o a 'gambe aperte', felici di mostrarsi, col sorriso sulle labbra, non censurate?
Ci hanno abituato alla visione della donna concubina e sottomessa e probabilmente si vuole ancora tenere aperta oggigiorno ( e ne abbiamo le prove) l’immagine della donna considerata in questa maniera, come l'oggetto del desiderio maschile, inferiore all’uomo, elargitrice del piacere. Perché, comunque, uomini si è, e di uomini si parla.
E certamente gli uomini non vogliono vedere uomini sottomessi.
E le donne? Cosa pensano le donne dell'uomo sottomesso?
La figura dell’uomo sottomesso, dagli stessi uomini, non viene accettata, è pericolosa.
La sessualità è qualcosa di sacro. E le culture primitive ben lo sapevano.
Il loro simbolismo è arrivato fino a noi: la Dea Madre è raffigurata con seno e sedere ma prive di testa: mi sono fatta l’idea che le donne sono odiate fin dalla preistoria!
La donna… senza testa, e gli uomini? La testa dell’uomo stranamente viene sempre rispettata.
E, dunque, implicito che in ogni società vi siano delle regole di convivenza comune che richiedono di essere rispettate tramite un’accettazione, più o meno passiva.
Io non posso ribellarmi. Se voglio esistere sui Socials devo rispettare le regole.
La società tenderebbe a emarginare coloro che divergono dall’opinione dominante e questi ultimi temono l’isolamento.
Questo semplice ragionamento permette di comprendere che l’individuo, per evitare l’esclusione sociale, tenderà ad adeguare la propria opinione a quella che ritiene essere dominante nel gruppo di riferimento.
Il comportamento sarà influenzato dal clima prevalente e le opinioni minoritarie avranno difficoltà ad essere espresse.
L’influenza delle norme socioculturali è tale da prevedere delle forme di etichettamento e stereotipizzazione verso coloro che si comportano in maniera tale da minacciare queste regole, finendo per emarginare i devianti attraverso un processo di stigmatizzazione.
Lo stigma agisce come un forte strumento di conformismo che ha come bersaglio chi non si adatta alle aspettative diffuse in società .
Perciò, il gruppo sociale che in una determinata epoca è dominante si serve largamente di questo strumento per mantenere lo status quo e i privilegi che derivano dalla propria posizione sociale.
Le dinamiche di gruppo hanno portato a grandi conflitti storici e tuttora ne continuano a produrre. Ciò che preme evidenziare è che una, tra queste dinamiche, è sempre stata presente e ancora fatica ad arrivare ad una risoluzione: la questione di genere.
Nelle società occidentali ci vantiamo di vivere in democrazia, nel rispetto dei valori dell’uguaglianza e delle libertà individuali.
Celebriamo la nostra civilizzazione e ci poniamo l’obiettivo del progresso continuo e dell’avanzamento culturale.
Nonostante ciò, siamo ancora così legati a un’idea, tanto primitiva quanto non funzionale, dell’esistenza di una naturale divisione di ruoli tra uomo e donna.
Cosa impedisce al genere femminile di avere le stesse opportunità , lo stesso trattamento sul lavoro, la stessa credibilità e rispetto di quello maschile?
E assodato che un gruppo dominante, che è tale da millenni, difficilmente rinuncia al suo status volontariamente, è altrettanto vero che crescere in una società come quella italiana, ancorata a una concezione, sviluppatasi nel ventennio berlusconiano, della donna-oggetto e legittimata dai media e dal linguaggio politico, non agevola certo un progresso in senso democratico. Gli studi di genere hanno permesso di guardare alla mascolinità e alla femminilità con occhi diversi e di prenderli per quello che sono: mere costruzioni sociali.
La costruzione sociale di un’identità sessualizzata comporta la divisione tradizionale in ruoli, evidenziando le differenze e smorzando le somiglianze tra i sessi. Quando parliamo di maschilismo intendiamo l’insieme di quei modelli e comportamenti che prevedono l’assoggettamento della figura femminile. Il termine femminismo nasce in contrapposizione a questo, ma non a significare una volontà di assoggettamento maschile.
Intende, invece, sviluppare la società in senso egualitario, affinchè sia raggiunta una parità sostanziale tra i sessi, a tutti i livelli.
Secondo alcuni studi antropologici è l’ingresso nel periodo del neolitico che porta con se l’avvento del maschilismo e la nascita, quindi, della società patriarcale.
In precedenza, nel paleolitico, la civiltà era fondata sull’agricoltura e la divisione dei compiti era paritaria.
Si venerava una dea madre, generatrice, identificabile con la terra.
Fu la scoperta della funzione maschile nella riproduzione che ne determinò il passaggio. Fino ad allora si era creduto che solo la donna fosse generatrice di vita, ma con la nuova consapevolezza del proprio ruolo l’uomo abbattè quel sentimento di inferiorità che lo aveva accompagnato fino a quel momento.
Scoprì che, non solo contribuiva con il suo seme alla procreazione, ma che, da solo, poteva fecondare più di una donna.
Questo determinò una trasformazione radicale nella struttura della collettività .
Con l’ingresso nel neolitico una società che distribuiva equamente risorse e compiti si trasformò in una società patriarcale.
La dea fu sostituita da un dio.
La donna fu relegata in casa e dal quel momento le furono attribuiti I ruoli di cura della famiglia e della casa, divenne un possesso dell’uomo e perse qualsiasi potere decisionale.
Questo retaggio culturale è andato poi adattandosi alle società che si sono succedute nei secoli. Fu un vero e proprio lavoro di costruzione della superiorità maschile su quella femminile, giustificato poi da un susseguirsi d’ideologie.
La legittimità della società patriarcale fu, con il tempo, stabilita dalla legge. Il mondo classico ne sancì il trionfo: nella polis greca l’uomo libero era al vertice della gerarchia, al di sopra di schiavi e donne, esseri considerati non razionali. Ma è nel 1700 che il maschilismo assunse i connotati moderni degli ultimi secoli.
Ma oggigiorno le donne sono cambiate, l’equilibrio tra I generi è cambiato. I generi sono cambiati. La famiglia è cambiata. Le pratiche sessuali sono cambiate. Esiste la donna sottomessa e l’uomo sottomesso, esiste il corpo nudo della donna e il corpo nudo dell’uomo, esiste la vagina e il cazzo, e come si vedono le donne nude a pecorina così si devono vedere gli uomini nudi, a pecorina. Finiamola con il retaggio culturale della superiorità dell'uomo alla donna.
Ormai la dominanza dell'uomo pian piano sta scomparendo.
La donna riacquista lentamente il suo potere.
E l'uomo può mostrare le proprie vulnerabilità .
Il mondo è stato distrutto dalla dominanza maschile.
L'amore si è imposto come dominanza.
La dominanza in generale va eliminata.
Non esiste in un mondo paritario il termine ' dominanza'.
Esiste la coesistenza dell'uomo e della donna e il rispetto reciproco.
Quindi Facebook o Instagram potete mettere tutte le censure che volete, per far rispettare le regole.
Ma di quali regole parlate?
Non ci sono regole, non vedo queste regole rispettate da tutti.
Esiste quello che decidete voi e quelli che come voi sono insoddisfatti, frustrati, come questo poveraccio, qua sotto.
Queste non sono regole. Sono imposizioni.
Potete monopolizzare la comunicazione sui social senza lasciare all'altro la possibilità di replicare, ma nella vita reale siete solo persone frustrate, perché non state rispettando la libertà degli altri.
E per rispettare la libertà degli altri dobbiamo rispettare noi stessi.
di Loredana Denicola - Pensieri e Riflessioni
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